Un remix in chiave pop dei miti che hanno segnato l’epica classica dell’Iliade e l’Odissea

10 personaggi per raccontare l’epica ai tempi dei Social

Cos’hanno in comune Achille e Cristiano Ronaldo, Elena di Troia e Chiara Ferragni? Intorno a tutti questi personaggi, si è costruita un’epica, un racconto. Scoprilo con noi.

HomerØ il Trap$odo

HomerØ il Trap$odo

Uno degli artisti con più visibilità nell’industria dell’epica, nei suoi 2700 anni di carriera ha venduto milioni di copie dei suoi lavori, Iliade e Odissea su tutti. Osannato da critica e pubblico, non manca chi l’ha accusato di proporre modelli etici non proprio positivi per la società: i suoi testi sono zeppi di eroi superbi e poco assennati, uomini che mentono e ingannano divinità, dèi e dee pienǝ di vizi che si comportano anche peggio degli esseri umani. Lui non ha mai risposto a queste polemiche, alimentando un certo mistero intorno alla sua figura, cosa che ha contribuito a mantenerne inalterato il mito nei secoli. Chi è davvero HomerØ? Poco si sa su di lui. Qualcuno addirittura mette in dubbio la sua reale esistenza, facendo girare la voce che dietro questo nome si nasconde in realtà una crew di filologi alessandrini…

Achille

Achille

Eroe per antonomasia della saga troiana, Achille è un ragazzo come tanti, che si crede invincibile, ma ha i suoi punti deboli: non parliamo del tallone, ma della sua inclinazione all’ira e la sua indole violenta. Spesso è descritto come irascibile e incazzato con il mondo (celebre la sua aspra contesa con Agamennone, che porta al suo ritiro dalla guerra), anche se nell’intimità Achille sa essere dolce e amichevole, un tipo tranquillo che la sera preferisce stare nella sua tenda piuttosto che uscire, e che accoglie volentieri i suoi amici a cena. Tra gli eroi achei, lega soprattutto con Patroclo, con cui si crea qualcosa di più di un’amicizia. Apertamente gender fluid, molti ricordano quella volta che si nascose alla corte del re di Sciro, vestito da donna, per evitare la chiamata alle armi. Ma viene smascherato da Odisseo, che lo accusa di copiare i costumi dei Cugini di campagna.

Agamennone

Agamennone

Il cattivo della situa, Agamennone non ne fa mai una giusta: sacrifica la figlia Ifigenia per farsi flexare dalla dea Artemide e farsi mandare vento per salpare con le sue navi; litiga con Apollo perché non vuole restituire Criseide al padre sacerdote; ma soprattutto scazza con il suo compagno Achille, mettendo in crisi l’esercito acheo. Impulsivo e manesco, si comporta come il capo della plaza, anche se in realtà è solo un primus inter pares, cosa che gli è spesso ricordata dagli altri, ma lui fa finta di non ricordare. Alla fine torna in patria e la moglie Clitemnestra, che non aveva mai dimenticato il sacrificio della figlia, lo fa fuori mentre si sta facendo il bagno. Finisce tipo John Travolta in Pulp Fiction di Quentin Tarantino (se non l’avete mai visto, guardatelo!). Ma Agamennone, forse, se lo meritava.

Briseide

Briseide

Principessa di una città alleata di Troia, viene rapita e fatta schiava da Achille, che la tiene con sé, finché Agamennone non la pretende come compenso per aver dovuto rinunciare alla sua schiava. Sì, nei poemi omerici alle donne non sono riservati ruoli di grande rilevanza… In una società prettamente patriarcale e guerrafondaia, le donne potevano facilmente diventare bottino di guerra e come tale essere trattate. In fondo, il mito non ci racconta forse che la guerra di Troia fosse scoppiata a causa del possesso di una donna? Anche per questo, a noi piace pensare Briseide pervasa da un’ira ancora più funesta di quella di Achille: l’ira di chi è stufa di essere considerata alla stregua di un oggetto.

Calipso

Calipso

Divinità delle acque, la ninfa Calipso regna a Ogigia, un’isola meravigliosa da qualche parte nel Mediterraneo, a cui Odisseo approda per caso e in cui resta per sette anni. Il mito racconta che è sempre estate, si mangia e si beve benissimo e si spende poco. Insomma, viverci è come una perenne vacanza; eppure Odisseo è triste e malinconico: a Ogigia sta bene, ma non è casa sua. Calipso lo ama, ma lui vuole tornare da sua moglie Penelope. Anche a noi capita ogni tanto: quando abbiamo tutto, sembra che ci manchi ancora qualcosa… Calipso, il cui nome in greco significa “io nascondo”, nasconde allora un segreto universale: desideriamo solo quello che non abbiamo; e quando ce l’abbiamo, spesso non ci attrae più. In un mondo che ci spinge a desiderare costantemente cose, persone, esperienze, allora rischiamo un po’ tutti di intristirci come Odisseo davanti a Calipso…

Elena

Elena

Già moglie di Menelao e regina di Sparta, a un certo punto abbandona il marito per seguire l’amante Paride a Ilio. Questo fatto, oltre a costituire il pretesto per la guerra, divide l’opinione pubblica: da una parte chi la addita come colpevole della guerra, dall’altra chi la scagiona. Alcuni sono convinti che sia stata rapita, altri che l’abbia fatto per amore. Alcuni dicono che sia stato il volere degli dèi, altri che abbia seguito il suo destino, altri ancora che abbia seguito semplicemente il suo istinto. Fatto sta che Elena è una donna che sa assumersi il peso delle sue responsabilità. E della sua fama. Descritta da Omero come la donna più bella del mondo, ci invita a pensare che la bellezza non è più solo una questione estetica, ma dipende da come sappiamo orientarci tra i nostri desideri e le nostre scelte, sicurǝ di noi stessǝ, nonostante quello che gli altri dicano di noi.

Odisseo

Odisseo

Il nostro eroe preferito, Odisseo incarna meglio di chiunque altro la multiformità dell’essere umano: curioso, ingegnoso, astuto, viaggiatore… Ma anche bugiardo, sbruffone, impulsivo e vendicativo… Ce le ha un po’ tutte. Il suo obiettivo è tornare a casa, ma è solo quando viaggia che si sente davvero libero. Anche in amore è così: gli manca la moglie Penelope, però si innamora qua e là delle donne e delle dèe che incontra nel suo viaggio. Tutti noi abbiamo un po’ questa doppia natura: ci piace viaggiare, ma anche starcene in pace a casa nostra; la novità ci attira, ma un po’ ci fa anche paura; ci sentiamo bene in una relazione, ma quanto è bello innamorarsi di una persona che abbiamo appena conosciuto…?! In fondo stare al mondo significa questo: fare continuamente nuove esperienze e scegliere quali trattenere e quali lasciare andare. Solo in questo modo impariamo a vivere. E il viaggio di Odisseo è proprio un percorso di apprendimento che tutti facciamo, a modo nostro, nella nostra vita.

Patroclo

Patroclo

Amico fedele di Achille, e forse anche qualcosa di più di un amico: nella società dell’epoca, l’amore tra uomini, donne o divinità dello stesso sesso non è certo un problema. Descritto come “dolce” e “sensibile”, Patroclo non ha certo lo spirito guerriero che contraddistingue molti degli eroi omerici. Eppure, quando Achille si ritira dalla guerra, decide di scendere in battaglia per sostituire l’amico e si veste con le sue armi per far credere ai Troiani che il grande campione sia tornato in campo. Ma non gli va granché bene: impara a sue spese che migliorare la propria immagine non significa automaticamente migliorare le proprie skills. La sua morte è forse il momento più triste di tutta l’Iliade: anche Achille si commuove e piange per lui. E così, anche da morto, Patroclo di ricorda che la tenerezza, che solitamente attribuiamo all’elemento femminile, è una virtù che può essere perfettamente associata anche alla virilità.

Penelope

Penelope

Spesso indicata come il simbolo della fedeltà coniugale, la moglie di Odisseo è più che altro l’incarnazione di chi è fedele alle sue idee. Ha deciso di rimanere sola, attendendo il ritorno del marito, e fa di tutto per difendere la propria posizione: lo stratagemma della tela - che di giorno tesse e di notte disfa - ne è l’esempio. Donna intelligente, astuta e diffidente, mette alla prova Odisseo prima di aprirgli la porta delle sue stanze, esigendo segni inequivocabili della sua identità: pazienza e accuratezza sono dunque due virtù che possiamo ben attribuirle. E questo fa di lei un personaggio ben più complesso e interessante di quello che la tradizione ci ha tramandato.

Proteo

Proteo

Fra tutti i personaggi omerici, non c’è nessuno più fluid di lui: capace di trasformarsi in foca, leone, pantera, maiale, drago, pianta e, ovviamente, in acqua; tutto questo prima che Menelao lo costringa, a forza, a riprendere le sembianze di un vecchio. È allora, nella sua forma umana, che Proteo rivela la verità a chiunque gli ponga una domanda. Questa divinità marina diventa così l’emblema della multiformità dell’esperienza, di un’identità che cambia perennemente aspetto, di una vita in continua evoluzione, nel flusso della quale dobbiamo essere capaci di fissare le nostre certezze. Anche il grande psicanalista Carl Gustav Jung era rimasto affascinato dalla sua figura, presa come archetipo dell’ambiguità della natura umana. In fondo tutti noi siamo in mutamento, e la nostra vita è un susseguirsi continuo di eventi nuovi e inaspettati: cresciamo e cambiamo nel tempo, eppure, in qualche modo, misteriosamente restiamo sempre noi stessǝ.

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